147mila post in sei mesi: un enorme e disordinato movimento d’opinione si è mosso contro i vaccini Covid-19. Di cosa si discute? Chi crea le bufale? Chi ci guadagna?
Dalla politica al calcio, molti temi creano dibattiti accesi, ma quello generato dai vaccini contro il Covid ha caratteristiche nuove per grandezza e qualità.
Da dicembre 2020 a maggio 2021 sono stati pubblicati 147mila contenuti online sui vaccini. Contenuti che sono stati analizzati dallo studio Fake news e vaccini Covid-19 realizzato dalla Fondazione per la Medicina Sociale e l'Innovazione Tecnologica, dalla società Reputation Manager e dal CEIS dell’Università di Tor Vergata. Lo studio – primo nel suo genere - ci permette di capire meglio quali siano i temi discussi e le notizie false o imprecise che ne sono alla base.
Dallo studio emerge che in Italia 909mila persone seguono pagine, canali o gruppi Facebook e Telegram nei quali si dialoga sul tema vaccini e oltre la metà di queste (457mila) seguono e partecipano a conversazioni esplicitamente no-vax.
Pericolosità della vaccinazione. La metà delle persone (49,3%) parla della pericolosità degli effetti della vaccinazione citando numeri di persone morte dopo il vaccino, affermando che Ema e Aifa occultano reazioni gravi e decessi post vaccinazione, che il vaccino è fonte di reazione allergiche letali, ADE, paralisi, cancro, irregolarità mestruali e infertilità.
Carattere sperimentale del vaccino. Il 18.2% degli interventi sottolinea la mancanza di dati sui vaccini e sui potenziali effetti catastrofici sulla popolazione. Si parla anche di virus creato in laboratorio e della violazione del codice di Norimberga che vieta esperimenti medici sugli esseri umani senza il loro consenso.
Composizione dei vaccini. Da coloro che sostengono che i vaccini sono realizzati con feti abortiti a chi denuncia la presenza di chip nel vaccino, fino ai collegamenti fra HIV e Sars-Cov-2, sono l’11.3% gli interventi sul tema.
Interessi economici. Il 10.9% dei contenuti si focalizza sul tema economico, parlando del vaccino come “imposizione globalista per arricchire le Big Pharma” e affermando che aziende e governi nascondono cure efficaci contro il virus per spingere i vaccini delle multinazionali.
I temi trattati sono anche altri e in alcuni casi piuttosto fantasiosi: l’1,7% scrive che la pandemia non esiste ed è solo una scusa per creare campi di concentramento.
Non ci interessa in questa sede affrontare i temi sopra menzionati, ma capire come funziona normalmente una bufala e a chi giova.
Le news non nascono dal nulla, bisogna che qualcuno le costruisca e trovi il modo di appoggiarsi a dati, dichiarazioni o probabilità reali. Ecco i principali modi per manipolare l’informazione.
Fonte falsa. È la via più facile: si attribuisce a una fonte reale una notizia falsa. Nel tempo in cui la fonte reale smentisce la notizia, la notizia falsa ha fatto il giro del mondo e nessuno si cura più della smentita.
Contesto falso. Si prende per esempio una dichiarazione fatta su un’altra epidemia o su un’altra vaccinazione e la si usa come fosse relativa al Covid-19. Oppure si sceglie una foto fatta in un contesto o in momento diverso da quello dichiarato (es. un pronto soccorso vuoto mostrato durante la pandemia per dimostrare che non c’è alcuna emergenza).
Contenuto parzialmente vero. Si parte da pochi casi veri, ma eccezionali, isolati o dubbi, per costruire una verità generale e assoluta.
Contenuto vecchio. Si usano dati vecchi e superati per supportare una dichiarazione attuale.
Contenuti costruiti. Le tecnologie permettono oggi di creare immagini, video, audio falsi che paiono assolutamente veri. I nostri sensi sono quindi ingannati.
Contenuti satirici. È accaduto che creazioni satiriche siano state assunte - o usate volontariamente - come dichiarazioni vere (molti hanno creduto a questo articolo e a questo).
Sulla base di questi meccanismi si possono costruire notizie totalmente inventate che suggeriscono, o dichiarano esplicitamente, l’esistenza di complotti inesistenti, ma di cui siamo generalmente molto ghiotti.
Nella ricerca citata, emergono anche dei numeri su singole pagine o gruppi.
A maggio, un gruppo Facebook contro i vaccini ha pubblicato 300 contenuti al giorno e un altro circa 120. Sempre a maggio un gruppo Telegram no-vax ha pubblicato oltre 40 contenuti ogni ora.
Per produrre queste quantità di contenuti non basta una persona che stia al computer tutto il giorno, ci vuole un’organizzazione. E allora ci si domanda: perché? Cosa ci si guadagna?
Ha provato a dare una risposta la dottoressa Gabriela Jacomella, autrice del libro “Il falso e il vero. Fake news: che cosa sono, chi ci guadagna, come evitarle.”
I motivi per costruire una bufala sono soprattutto tre: motivazioni economiche, di propaganda o semplicemente la curiosità di “vedere l’effetto che fa”.
C’è chi ha capito che è un modo per fare soldi grazie alle inserzioni pubblicitarie. Pubblichi una notizia che scatena indignazione e condivisioni e avrai più like e più click e questo porterà più inserzionisti su siti e pagine social.
Ma per quanto riguarda gli aspetti economici ci sono giochi ben più importanti, come quello di danneggiare una certa azienda a favore di un’altra.
Nel mese di luglio 2021 sono stati rimossi 144 account Facebook e 262 Instagram legati a due reti, una russa e l’altra in Myanmar, che diffondevano false informazioni sui vaccini anti Covid.
La rete russa aveva l’obiettivo preciso di screditare l’efficacia dei vaccini Pfizer e AstraZeneca. (Ansa)
Ci sono poi le fake news usate per la propaganda politica o ideologica, che hanno l’obiettivo di rendere più coesi e forti gruppi, partiti, associazioni.
Se simpatizziamo con certe posizioni siamo portati a credere senza pensarci troppo a notizie che provengono da gruppi o persone a noi affini. Con la stessa ingenuità diffonderemo quelle notizie alimentando il meccanismo.
Ci sono infine quelli che buttano il sasso nello stagno e guardano i cerchi allargarsi.
Il trucco è quello del telefono senza fili: la prima cosa detta arriva completamente deformata dopo pochi passaggi. Le persone, sui social reagiscono a chi ha scritto prima di loro e spesso non sanno neppure da dove è partita la discussione.
C’è chi crea le bufale con un obiettivo e chi ci crede e con un semplice click le diffonde.
Sui social network, ogni intervento ne produce rapidamente altri che si moltiplicano e diffondono incontrollati fino a diventare un’epidemia digitale con conseguenze reali e gravi.
Nel caso dei vaccini, le fake news hanno provocato un rallentamento delle vaccinazioni che ha un costo in termini di vite umane, dato che oggi il 90% di chi finisce in ospedale non è vaccinato.
Che fare?
Una parte di coloro che intervengono nei dibattiti online non è consapevole di far parte di un gioco di cui non conosce regole e obiettivi ed è gratificata dal poter dire la propria opinione.
Convincerli che le informazioni su cui si basano sono manipolate è molto difficile.
Chi invece, pur mantenendo i suoi dubbi, ritiene che sia importante avvicinarsi alla verità, può formarsi un’opinione scegliendo liberamente fra numerose fonti autorevoli e credibili, italiane e straniere.
L’Istituto Superiore di Sanità – per esempio - ha una pagina dedicata alle fake news e così pure il Ministero della Sanità. Ci sono poi siti web e pagine social di strutture e organizzazioni mediche, scientifiche e universitarie che stanno facendo studi approfonditi su Covid e vaccini, e hanno risposte a molte delle domande che ci poniamo.
Certo, ci sarà sempre qualcuno che dirà che fanno parte del complotto.