Lo studio Covidiagnostix, finanziato dal Ministero della Salute, indica come i parametri per dare priorità ai destinatari della dose booster dovrebbero basarsi anche sul rilevamento anticorpale attraverso i test sierologici, dando la precedenza ai soggetti meno protetti.
Mentre l’Italia e buona parte dei Paesi europei sono alle prese con la quarta ondata di Covid-19, accelerata dalla cosiddetta variante Omicron, la corsa alla terza dose diventa un obiettivo prioritario nella campagna vaccinale: studi recenti hanno dimostrato infatti come la cosiddetta dose booster sia in grado di ridurre del 90% il rischio di contrarre il virus e del 93% quella di ammalarsi di Covid, oltre a ripristinare dosi alte di protezione contro l’infezione da Omicron, se somministrata a 5-6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario.
Ma può esistere una strada più efficace, che vada oltre il mero parametro temporale e tenga conto di altri fattori? Parrebbe di sì, e la risposta è nei test sierologici: questo indicano i risultati dello studio Covidiagnostix, progetto di ricerca finanziato dal Ministero della Salute, che ha individuato nella strategia “Test & Vaccine” una modalità più performante di protezione rispetto a quella solo “Vaccine”. Nonostante, infatti, non sia ancora stata stabilita dalla comunità scientifica internazionale la cosiddetta soglia anticorpale (di cui abbiamo parlato qui), potrebbe essere vincente fissare un calendario differenziato sulla base dei risultati dei test: ad esempio, un soggetto con 150 BAU/ml deve poter avere accesso alla dose booster con più urgenza rispetto a chi abbia un valore di 2000 BAU/ml.
Anticipare la terza dose ai soggetti con protezione più bassa garantirebbe secondo il professor Giuseppe Banfi, Direttore Scientifico IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, Milano e Principal Investigator di Covidiagnostix, di offrire una riduzione più elevata degli esiti gravi o fatali da Covid e una copertura più robusta all’intera comunità. “La nostra strategia – commenta il professor Banfi - permetterebbe di raggiungere il numero desiderato di vaccinati in tempi più brevi e utilizzando quote inferiori di dosi della supply complessiva, determinando un conseguente risparmio delle risorse sia in termini di numero di dosi che di migliore gestione finanziaria del budget”.