Mentre ancora molti di noi sono sotto l’ombrellone o al fresco delle montagne a godere del meritato riposo, si avvicina il ritorno al lavoro, in uno scenario che a un anno e mezzo dall’inizio della pandemia è profondamente, e forse in maniera irreversibile, mutato: lo smart working è infatti entrato a pieno titolo nella nostra quotidianità, come strumento ormai irrinunciabile per continuare a svolgere le nostre attività in piena sicurezza, garantendo continuità.
C’è da dire che il cosiddetto “lavoro agile” è normato ormai da alcuni anni: è infatti del 2017 la Legge n. 81 recante “misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato”, che stabilisce come, in virtù di un accordo tra le parti, sia possibile svolgere il proprio lavoro anche al di fuori dell’azienda. La pandemia dunque ha impresso una velocizzazione di un fenomeno già in atto, che sembra incontrare il favore della maggioranza delle persone: secondo un recente sondaggio commissionato a Emg-Different da Adnkronos, 8 italiani su 10 infatti affermano di apprezzare lo smart working. Ma al di là del tema della sicurezza, quali sono i vantaggi del lavoro agile, e quali gli svantaggi? Cerchiamo di fare il punto.
Evitare lo spostamento casa-lavoro, con quel che comporta in termini di riduzione dello stress, dei tempi e dell’impatto ambientale, migliorare il proprio work-life-balance, ossia la capacità di bilanciare lavoro e vita privata, gestire autonomamente i propri tempi senza comprimerli nell’intervallo tra le timbrature del cartellino: se siamo stati, in qualche modo, costretti a rivedere le nostre abitudini lavorative, è altrettanto vero che, come spesso accade, dalla crisi sono emerse notevoli opportunità che, se ben utilizzate, potrebbero portare a vantaggi sia del dipendente che del datore di lavoro, in un’ottica - come si usa dire - win win, con soddisfacimento di entrambe le parti.
Molti osservatori dimostrano come il lavoro agile incrementi la responsabilizzazione dei singoli e ne stimoli la creatività e la rapidità nel raggiungimento degli obiettivi: secondo stime condotte dall’Osservatorio dello Smart Working del Politecnico di Milano la produttività aumenterebbe del 15%. Vantaggi dunque che impattano sia sul lavoratore che sulle aziende, che negli ultimi anni promuovono sempre più un modello manageriale evoluto in cui alla cultura del controllo si sostituisce quello della collaborazione e della fiducia: oltre alle più “prosaiche” ricadute sui costi relativi agli spazi, come luce, riscaldamento, condizionamento, pulizie.
Ma la prospettiva di un altro anno di lavoro agile può essere anche fonte, per alcuni, di un notevole carico di stress. Certo, dal mondo della scuola arriva l’incoraggiante notizia che si stanno mettendo in campo tutti gli sforzi per consentire lo svolgimento in presenza delle lezioni, ciò che solleverebbe molti genitori – e soprattutto le donne - dal dover conciliare il lavoro e la gestione delle attività in DaD dei figli. Il costante sovrapporsi di vita professionale e privata può trasformarsi nel rischio di eliminare i confini tra i due spazi, spesso in termini di over working.
Chi è abituato a lavorare in team potrebbe inoltre soffrire a causa del maggiore isolamento o dell’impossibilità di confrontarsi e condividere di persona, considerando lo scambio virtuale non altrettanto stimolante di quello de visu. Per lo stesso motivo, la mancata prossimità con i colleghi si traduce in una comunicazione meno agile, più lenta, che può ostacolare la corretta pianificazione delle attività e il raggiungimento degli obiettivi: ciò che può rappresentare un problema anche per i datori di lavoro più abituati a supervisionare costantemente il lavoro dei loro dipendenti.
C’è un altro aspetto non trascurabile, relativo alla sicurezza dei dati aziendali, che potrebbe essere messa sotto attacco. Un aspetto la cui gestione dovrebbe competere all’azienda, che potrebbe dotare i dipendenti di computer su cui siano installati buoni antivirus, e che dovrebbe a sua volta adottare servizi in cloud accreditati (Google, Microsoft SharePoint, ...) per consentire lo scambio dei dati in sicurezza. Anche le riunioni dovrebbero essere fatte solo tramite i canali aziendali scelti per lo scambio di informazioni, da Microsoft Teams a Skype for Business, evitando utenze private come WhatsApp o altre applicazioni utilizzate per le comunicazioni private.
In conclusione, se lo smart working si candida a diventare una modalità di lavoro sempre più diffusa e destinata a perdurare anche oltre l’emergenza sanitaria, è altrettanto opportuno costruire contestualmente una nuova cultura, che sappia fare leva e potenziare gli aspetti più vantaggiosi di un’evoluzione che promette di regalarci anche straordinarie opportunità.