Numerosi studi e previsioni inducono a guardare il futuro della pandemia con un certo ottimismo, vediamo perché.
Mentre molti detti popolari ci dicono che l’ottimismo aiuta a vivere meglio, gli scienziati si sono messi al lavoro per dimostrarlo.
Una ricerca delle università di Louisville e del Kentucky negli Stati Uniti ha verificato che le persone ottimiste hanno un sistema immunitario più efficiente, si ammalano meno e guariscono più velocemente. L’università dell’Illinois ha invece fatto uno studio che dimostra che gli ottimisti hanno meno problemi cardiovascolari e livelli più bassi di glicemia e colesterolo.
Da altri studi emerge anche che le persone ottimiste sono meno stressate e vivono di più.
Certo, dal punto di vista scientifico un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto sono la stessa cosa, ma per quanto riguarda i nostri stati d’animo no. Proviamo allora a vedere il bicchiere mezzo pieno, cioè quali sono i motivi di ottimismo che ci possono aiutare in questo 2022 a convivere più serenamente con il Covid.
Ben quattro studi, pubblicati fra il 28 e il 30 dicembre 2021, hanno dimostrato che la risposta indotta dai vaccini e dalle infezioni pregresse agisce anche contro Omicron e dura oltre otto mesi dal completamento del ciclo vaccinale, diminuendo di molto la probabilità di sviluppare una malattia grave (qui un articolo che elenca le ricerche e approfondisce il tema).
È sato dimostrato che la terza dose non solo induce una temporanea crescita di anticorpi, ma determina anche la differenziazione di un gruppo di cellule della memoria immune che produce anticorpi ad ampio spettro capaci di contrastare molte varianti note e probabilmente anche coronavirus diversi da Sars-CoV-2 (qui il preprint della ricerca).
Il quotidiano britannico The Guardian ha pubblicato un articolo sul perché essere ottimisti riguardo al Covid per il 2022 e – oltre a sottolineare che gli attuali vaccini ci proteggono da reazioni gravi e dal rischio di finire in ospedale - cita alcune novità.
Entro l’anno dovrebbe essere pronta una nuova generazione di vaccini “multivalenti” che ci proteggeranno dalle infezioni di molteplici varianti del Coronavirus (qui un approfondimento sui nuovi vaccini). Sono inoltre in fase di sperimentazione vaccini in forma di spray nasale (come quelli antinfluenzali per i bambini) e sono in fase di test in Svizzera vaccini che si somministrano tramite cerotti cutanei.
Per quanto riguarda la pillola anti Covid, è da qualche giorno disponibile in Italia e sarà somministrata alle persone ad alto rischio riducendone il tasso di ospedalizzazione e di mortalità di circa il 90 per cento. Questo vuol dire che le persone più vulnerabili già coperte dal vaccino o da infezioni recenti, potrebbero essere messe in sicurezza dalla pillola.
Altro motivo di ottimismo è che oggi conosciamo meglio la malattia e il modo di trattarla e quindi anche chi finisce in ospedale ha una minore probabilità di peggiorare e morire.
Sui tempi del passaggio da pandemia a endemia ci sono pareri diversi, ma se tutto quanto è previsto si verificherà, dalla primavera potremo cominciare a trattare il Covid- 19 come un’influenza - anche se comunque molto più forte e più pericolosa. In particolare, la pensa così il dottor Bob Wachter, presidente del dipartimento di Medicina dell’Università della California, San Francisco, che ha un account Twitter tutto dedicato al Covid.
Dal nuovo sondaggio Ipsos Previsioni globali per il 2022, condotto in 33 Paesi, emerge una visione più ottimista di quanto registrato lo scorso anno: il 77% degli intervistati a livello internazionale ritiene che il 2022 sarà un anno migliore rispetto al 2021, anche se rimangono alcune preoccupazioni, come quelle per il cambiamento climatico e l'ambiente, e per l'aumento dei prezzi di beni e servizi.
Rispetto al Covid-19, il 56% degli intervistati, a livello internazionale, è ottimista perché crede che più dell'80% della popolazione mondiale riceverà almeno una dose di vaccino Covid nel 2022.
I latinoamericani sono molto ottimisti, con cifre che salgono all'81% in Perù, al 76% in Brasile e al 69% in Cile. Gli europei sono più scettici sulla più ampia distribuzione del vaccino, e le cifre scendono al 51% in Italia, al 42% in Francia, al 38% in Svizzera e al 33% in Germania.
Ma complessivamente prevale una propensione a guardare il futuro in maniera più positiva.
In conclusione possiamo dire che, sebbene ci troviamo in un momento difficile e con un numero di contagiati che spaventa, possiamo attenderci una primavera più serena che ci vedrà convivere con un virus non debellato, ma domato.
Il condizionale è d’obbligo ma, come abbiamo visto, guardare il bicchiere mezzo pieno fa bene alla salute.