Verso l’ultima fase lo studio del Niguarda sull’efficacia dei vaccini.
Mentre pare tracciata la direzione della terza dose di vaccino per tutti, inizialmente destinata ai soggetti di età superiore a 80 anni, operatori sanitari e soggetti fragili di ogni età, si avvia verso la fase conclusiva la ricerca “Reinassance” coordinata dal Professor Francesco Scaglione, Direttore della struttura Analisi Chimico Cliniche e Microbiologia dell’Ospedale Niguarda di Milano, per valutare la risposta immunitaria al vaccino anti Covid-19 nel lungo periodo. Uno studio di enorme importanza: si tratta infatti del primo del genere in Italia e di uno dei più ampi a livello europeo in termini di casistica, che potrebbe fornire indicazioni preziose sull’opportunità delle dosi cosiddette booster di vaccino.
“Reinassance” coinvolge 2.179 operatori del Niguarda, vaccinati tra gennaio e febbraio 2021 con vaccino Comirnaty di Pfizer/BioNTech. I partecipanti sono monitorati ogni tre mesi con test sierologici, processati in quello che è uno dei laboratori più all’avanguardia del Paese, in grado di effettuare circa 5mila test al giorno. I risultati ad oggi sono confortanti: se le prime analisi, effettuate a tre mesi dalla vaccinazione, avevano mostrato una risposta in circa il 99% dei vaccinati, i medesimi hanno mostrato a 6 mesi una buona presenza di anticorpi in circolo, nonostante la riduzione del titolo anticorpale medio. In particolare si è osservato che la curva di riduzione è stata più netta e veloce nei primi tre mesi (con un calo di circa il 70%) per poi rallentare più gradualmente, di circa il 45%. All’1% di partecipanti che non hanno mostrato una risposta rilevabile appartengono anche soggetti immunodepressi.
Ad oggi si conferma, nonostante sia calata, la persistenza degli anticorpi specifici per la proteina Spike del virus Sars-CoV- 2: in particolare, l’86% del campione studiato ha un titolo inferiore a 1.000 BAU (l’unità internazionale per misurare il valore anticorpale), il 6% un titolo tra i 1.000 e i 1.500 BAU, mentre il restante 4% ha ancora titoli altissimi, superiori a 2000 BAU: tra questi ultimi, circa il 50% aveva avuto il Covid. Al di là dei meri numeri, il dato più confortante riguarda il numero di persone che dopo la vaccinazione hanno contratto il virus: su soli 10 operatori reinfettati, 9 sono risultati asintomatici o paucisintomatici, mentre l’unico reinfettato in maniera sintomatica già dall’inizio non aveva risposto alla vaccinazione. Questo significa che, anche in presenza di un numero relativo basso di anticorpi IgG, l’organismo sembra attivare la cosiddetta memoria immunitaria, che gli consente di attivare una risposta rapida ed efficace contro il virus, creando dunque una protezione prolungata contro il Covid.
“I risultati dello studio ci stimolano ad approfondire ancora di più la dinamica della risposta immunitaria e ci confermano come la migliore arma contro la diffusione del virus sia la più ampia vaccinazione possibile” dice il professor Scaglione. Con l’auspicio che, una volta concluso, lo studio possa fornire risposte sulla durata dell’immunità e indirizzare le politiche vaccinali del prossimo futuro.