Creati subito dopo l’individuazione del virus, si sono evoluti permettendo di difenderci dal virus e di gestire la quotidianità prima e dopo l’arrivo dei vaccini.
Nel novembre del 2019 – due anni fa – una persona in Cina è stata infettata dal virus SARS-CoV-2, come attesta una ricerca pubblicata sulla rivista Science. Non sappiamo chi fosse, ma sappiamo che c’era solo una possibilità su tre che il virus si diffondesse e diventasse una pandemia. Purtroppo è successo.
L’11 gennaio gli scienziati cinesi condividono le informazioni nelle loro mani e inviano numerose sequenze del genoma del nuovo virus. Sulla base di queste, parte la ricerca per costruire dei test capaci di identificare il virus.
Uno dei primi test molecolari viene sviluppato presso l'Ospedale Universitario della Charité a Berlino da studiosi europei e di Hong Kong. Vengono prodotti 250.000 esemplari di test che sono distribuiti dall’OMS e gestiti da pochi laboratori nel mondo. Seguono la Malesia, la Cina, la Russia e gli Stati Uniti.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità identifica nei test l’unico strumento in grado di controllare la diffusione del virus e così, con grande rapidità, parte la produzione di test, reagenti, tamponi e strumenti capaci di analizzare quanti più test possibili.
Vengono attrezzati i laboratori di ospedali e centri di analisi. In alcuni casi ne nascono di nuovi dedicati solo ai test Covid-19. A Wuhan viene costruito in 5 giorni un laboratorio di 2.000 m2 che può analizzare 10.000 campioni di sangue al giorno.
Nel marzo del 2020 però – mentre il virus si diffonde con una rapidità inattesa e i morti diventano migliaia – non ci sono abbastanza test molecolari o non sono sufficientemente affidabili per offrire ai singoli stati e al mondo i dati necessari per comprendere la diffusione del virus e prendere quindi decisioni.
Il 9 marzo in Italia scatta il lockdown totale.
Alla fine di febbraio 2020 in Cina, Singapore e Corea del Sud vengono messi a punto i primi test sierologici, o anticorpali.
I test sono molto utili a livello epidemiologico perché permettono di scoprire chi ha contratto il Covid anche senza accorgersene, cioè senza sintomi o con sintomi lievi, e quindi quanto si è diffuso il virus, specie in un ambiente circoscritto: scuola, fabbrica, ufficio, gruppo sportivo.
Il Ministero della Salute emana il 4 aprile una circolare che approva i test sierologici e decide di eseguire 150.000 test su un campione di persone fra i 6 e i 90 anni per capire qual è la percentuale della popolazione immune al Sars-CoV-2.
I test sierologici, che misurano classi diverse di anticorpi, verranno migliorati fino a definire quando si è avuta l’infezione, quanti sono gli anticorpi prodotti dalla malattia o dal vaccino, e quanto gli anticorpi decadono nel tempo.
A giugno i ricercatori annunciano la creazione del test antigenico rapido, che individua il virus in 15 minuti. I test però possono indicare dei falsi positivi, e quindi se si risulta positivi bisogna sottoporsi a un test molecolare, che è l’unico accettato per verificare se si è contagiati o meno o per verificare una guarigione.
Sarà solo dal 9 gennaio 2021 che la positività al Covid potrà essere certificata anche da test antigenici più evoluti, e da quel momento il calcolo totale dei test eseguiti nel Paese viene fatto sulla base dei test molecolari più quelli antigenici.
Grazie a un accordo a livello europeo, i test rapidi vengono accettati per viaggiare su treni e aerei, anche se i molecolari continuano a essere richiesti da molti paesi.
Grazie ai test, che fanno quotidianamente la fotografia della pandemia in Italia e definiscono l’indice di trasmissione del virus, il 18 maggio finisce il lockdown più duro e si possono gestire le aperture in forme nuove e su base regionale.
I test sono di fatto la base per far funzionare il paese, per aprire i ristoranti, i cinema, gli uffici, gli stadi.
Da maggio 2021 sono disponibili i test sierologici di seconda generazione che rilevano gli anticorpi IgG “neutralizzanti”, consentendo di misurare la risposta immunitaria sia dopo la malattia, sia dopo la vaccinazione.
A settembre arriva il via libera del Ministero della Salute per i test salivari, anch’essi divisi in antigenici e molecolari. I molecolari sono ufficialmente validi per alcuni casi specifici come lo screening scolastico e per i soggetti fragili con scarsa capacità di collaborazione.
Dopo l’introduzione del green pass in Europa, il 15 ottobre 2021, il test molecolare e quello antigenico eseguito con tampone (non l’antigenico salivare) consentono di ottenere il certificato verde, anche se solo per 48 ore. Per essere validi, i test devono essere fatti da operatori sanitari o personale addestrato, con il risultato trasmesso alla Piattaforma Nazionale.
Molti scienziati sollevano però dubbi sull’uso dei test antigenici per il rilascio del green pass.
Oggi, abbiamo a disposizione i test antigenici faidate, che si acquistano in farmacia oppure online. Sono utili per conoscere la propria condizione, ma non sono accettati come ufficiali.
Si è parlato molto della rapidità con cui in molti paesi gli scienziati siano riusciti a mettere a punto i vaccini, ma si dimentica che lo sviluppo dei test è stato ancora più rapido. A gennaio del 2020 erano già disponibili i primi test molecolari e oggi possiamo farli con kit faidate in pochi minuti e a prezzi piuttosto bassi. Ma la cosa più importante è riconoscere che grazie ai test abbiamo potuto individuare i contagiati e gestire le relative quarantene bloccando la diffusione del virus.
Grazie ai test, sono state salvate molte vite. E anche oggi che abbiamo i vaccini, i test rimangono uno strumento indispensabile per gestire la nostra quotidianità.