Il mese di agosto è per gli italiani, storicamente, sinonimo di ferie e - per una larga fetta della popolazione - di vacanze al mare. Occasione di relax e di tempo trascorso all’aperto, di cui sentiamo ancora più esigenza post pandemia. La bella stagione potrebbe essere una preziosa alleata anche delle strategie contro il Covid-19, assieme alle vaccinazioni e alle misure di protezione, dal distanziamento interpersonale al corretto uso delle mascherine, che ormai sono entrate a fare parte della nostra quotidianità.
Nonostante la risalita dei contagi – cui, fortunatamente, ad oggi non si associa un altrettanto evidente incremento delle ospedalizzazioni, grazie anche ai vaccini - l’evidenza di una minore circolazione del virus in estate è ormai assodata dall’andamento della curva epidemica osservato a partire da marzo 2020, e potrebbe accomunare il virus SARS-CoV-2 al comportamento tipico di molte infezioni respiratorie virali, che per un combinato di fattori diversi raggiungono il loro picco in autunno e inverno nelle zone a clima temperato: è probabile dunque che anche il Covid-19, se persisterà nel tempo, si possa configurare come una malattia a spiccato andamento stagionale. Lo conferma anche il Ministero della Salute, che di fronte all’aumento dei contagi che non si traduce in una corrispettiva pressione sugli ospedali vede un cauto segnale di ottimismo, con la strada dei vaccini come percorso vincente per uscire dall’emergenza sanitaria.
La conferma scientifica dell’azione benefica del sole sui contagi è confermata anche da uno studio sperimentale multidisciplinare (oggi presente in due pre-print sul sito MedRxiv.org in attesa della pubblicazione su rivista scientifica) coordinato dal professor Mario Clerici, Direttore Scientifico dell’IRCCS “Don Gnocchi” di Milano e docente di Immunologia all’Università degli Studi di Milano. La ricerca, condotta dall’Istituto dei Tumori e dall’Ospedale Sacco di Milano assieme all’INAF – Istituto Nazionale di Astrofisica, è riuscita a individuare il tempo necessario ai raggi ultravioletti – UV-A, UV-B e UV-C – per disattivare il Covid: a seconda della quantità di virus presente, sono sufficienti dai 10 secondi al minuto per uccidere il virus. L’effetto “killer” viene potenziato dal riverbero della luce sull’acqua, che riduce ulteriormente di circa il 20-30% il tempo di disattivazione del virus.
È già noto come la luce UV-C abbia la capacità di rompere i legami molecolari di DNA e RNA dei microrganismi patogeni: motivo per cui ad esempio sistemi a luce UV-C sono utilizzati per la disinfezione di ambienti e superfici in ospedali e luoghi pubblici. Lo studio coordinato dal professor Clerici è stato però il primo a misurare direttamente la dose di raggi UV necessaria a rendere il virus innocuo, sottoponendo diverse concentrazioni di virus all’azione diretta di una lampada UV-C. Si è quindi passati a valutare l’azione dei raggi UV-B, che costituiscono il 95% dei raggi ultravioletti, e UV-A, che costituiscono il restante 5% e sono responsabili dell’abbronzatura della pelle: i raggi UV-C infatti, ugualmente prodotti dal sole, sono assorbiti dall’ozono. "Ciò che è emerso – ha dichiarato Clerici – è che Sars-CoV-2 viene ucciso anche da questi raggi in meno di un minuto. La bassa umidità e l’aria secca, condizioni tipiche dell’estate, potenziano ulteriormente la capacità degli UV-A e UV-B di uccidere il virus ancora più in fretta. A nostro giudizio, questa condizione giustifica il fatto che in estate ci sia una diminuzione così netta della diffusione del virus: tutto ciò assieme ai vaccini e alle norme di cautela da non dismettere è secondo noi foriero di buone nuove”.
Così, l’effetto droplet – ossia le goccioline emesse durante la respirazione o quando si parla, in estate sarebbe tenuto a bada dall’azione del sole: se questi risultati fossero confermati da ulteriori studi, sistemi a raggi UV-A e UV-B potrebbero essere utilizzati in spazi pubblici per ottenere il medesimo effetto. Come si spiega allora la risalita dei contagi in paesi come il Brasile o l’India durante l’estate? Il fatto è che il sole non è risolutivo: l’India ha pagato lo scotto dei grandi raduni in occasione delle festività religiose, e l’effetto di velatura del cielo dei monsoni, in Brasile la gestione Bolsonaro di sostanziale negazione della pandemia ha sottratto ai cittadini le altre “armi” contro il virus, dalla distanza interpersonale all’uso delle mascherine. Sconfiggere la pandemia vuol dire infatti mettere in campo o sfruttare i benefici di una molteplicità di fattori: in questo senso è indubbio che il sole sia un alleato prezioso.
Al lavoro coordinato dal professor Clerici sui raggi UV-A e UV-B si aggiungono altre ricerche, che mettono l’accento sugli altri benefici effetti del sole: uno studio statistico condotto dall’Università di Torino e pubblicato dalla rivista “Science of the total environment” ha dimostrato come la radiazione UV sia in grado, oltre che di neutralizzare direttamente il virus, di favorire la sintesi della vitamina D che grazie alle sue proprietà immunomodulatorie potrebbe svolgere un ruolo nel contrasto alla malattia da Covid-19. L’evidenza che le ferie estive siano un’ottima occasione per potenziare le nostre difese viene confermata dalla Società Italiana di Endocrinologia, riunita dal 14 al 17 luglio al 41mo Congresso Nazionale: bastano 30 minuti al giorno di esposizione corretta al sole per fare il pieno di vitamina D, ormone “amico” del sistema immunitario.
Ma è importate anche scaricare la stanchezza accumulata durante i mesi invernali, concedendosi il relax sufficiente ad abbassare i livelli di cortisolo – il cosiddetto ormone dello stress – e regalandosi almeno otto ore di sonno a notte, magari aiutandosi con la melatonina il cui ruolo come “ormone anti-Covid” è oggetto di valutazione. Infine lo sport, cui ci si dedica più volentieri nei mesi estivi: le miochine prodotte dai muscoli durante l’esercizio fisico infatti migliorano il metabolismo, riducono le infiammazioni e aiutano a restare in salute. "La vitamina D – dice Annamaria Colao, presidente della Società Italiana di Endocrinologia – è importante per regolare il funzionamento del sistema immunitario e impedire le reazioni esagerate che portano alla tempesta citochinica infiammatoria, una delle principali responsabili dell'aggravarsi della malattia di Covid-19, secondo le evidenze scientifiche”. Insomma, l’estate è amica del nostro benessere da sempre, quest’anno ancora di più.