I siti, le app, le tecnologie che abbiamo imparato a usare per continuare a vivere la nostra vita superando gli impedimenti causati dalla pandemia.
Quest’anno e mezzo di pandemia ci ha fatto scoprire soluzioni tecnologiche e applicazioni digitali che esistevano, ma che solo alcuni di noi o solo qualche volta avevamo usato.
Abbiamo così scoperto che il confine fra il mondo reale e quello digitale è labile e ci muoviamo quasi senza accorgercene fra online o offline, in quell’area chiamata “onlife”.
Festeggiare il compleanno online con gli amici è reale, è vita vissuta insieme e nello stesso momento, solo che l’esperienza si fa tramite uno strumento digitale.
E così abbiamo lavorato, studiato, giocato, letto, fatto sport e ci siamo occupati del nostro benessere grazie a Internet, apprezzandone i vantaggi, ma anche rivalutando il piacere della presenza e della fisicità.
E abbiamo anche scoperto che non tutti nel nostro Paese hanno la stessa possibilità di godere dei vantaggi della tecnologia.
Secondo la ricerca di We Are Social il 2020 è stato un anno che ci ha visto adottare nuove tecnologie e nuovi comportamenti fino a portare 50 milioni di italiani a usare Internet ogni giorno e 41 milioni a usare i social media.
C’è stato un incremento di persone, ma soprattutto un aumento del tempo passato online: siamo connessi – parliamo sempre di media statistica - per oltre 6 ore al giorno a Internet e passiamo quasi due ore sui social (il 98% da dispositivi mobili).
Dall’inizio dell’emergenza Covid, il 64% degli italiani ha incrementato la fruizione di contenuti online e il 62% l’uso di videogiochi e chat.
È ovviamente esploso l’utilizzo delle videoconferenze tramite Zoom, Hangouts e Skype - che risulta l’app più amata dagli italiani – oltre alle piattaforme usate dalle aziende. Per molti è stata la prima volta: il 57% degli intervistati non aveva mai usato prima strumenti di apprendimento o lavoro a distanza (ricerca McKinsey).
Su queste piattaforme si sono svolte feste con centinaia di invitati e cene di poche persone, ognuno a casa propria. Ma per la cura quotidiana degli affetti e delle relazioni con gli amici abbiamo usato la messaggistica istantanea. Regina è stata e rimane WhatsApp, usata anche dalle persone più anziane per scambiare messaggi, foto, video e videochiamate, spesso all’estero.
Nel marzo del 2020, il mese del lockdown totale, l’uso di WhatsApp è cresciuto dell’81% rispetto allo stesso mese del 2019.
Chiusi i cinema, i teatri e i luoghi dove ascoltare musica e ballare, l’intrattenimento è passato online e i contenuti sono stati fruiti in streaming soprattutto sugli schermi grandi, cioè Desktop e Smart TV. Al primo posto per numero di persone e tempo di utilizzo c’è YouTube, ma c’è stato anche un aumento degli abbonati a Netflix, Amazon Prime Video, Disney+, TIM vision, Infinity, Hulu e altri servizi simili.
Poderoso anche l’uso dei social network durante la pandemia. Nel marzo del 2020, 36,7 milioni di persone (cioè il 94% di quelle che hanno navigato in rete) hanno usato i social network, primo fra tutti Facebook, seguito da TikTok, Instagram e Twitch, il sito di game streaming.
Abbiamo poi scoperto la spesa online: Coop, Esselunga, Carrefour hanno avuto incrementi di visite ai siti di oltre il 200% a marzo 2020 rispetto a gennaio, mentre le richieste di consegne a domicilio di cibo con Glovo e Deliveroo sono cresciute rispettivamente del 100% e del 50%.
Ci siamo informati di più: a marzo gli accessi a Repubblica.it sono cresciuti del 55%, al Corriere.it del 59% e al Sole 24 Ore del 149%.
Una delle scoperte di questo periodo è stato SPID, il Sistema Pubblico d’Identità Digitale, con cui si accede ai servizi online della pubblica amministrazione e al proprio fascicolo sanitario digitale.
SPID in verità è nato nel marzo del 2016, ma la grande corsa per ottenerlo è partita con il Covid, per scaricare ricette mediche e risultati di analisi, fare prenotazioni sanitarie e accedere alle misure d’aiuto decise dal Governo, fino a scaricare e stampare il proprio certificato di vaccinazione.
L’identità digitale viene fornita da nove gestori fra cui Poste Italiane, Intesa, TIM, Infocert.
Dato il livello di privacy che copre queste informazioni, non è immediato avere le password.
Oltre a presentare i propri documenti, bisogna “farsi riconoscere” da una persona che attesti che i documenti e il richiedente coincidono. Questo si può fare di persona in vari luoghi, compresi alcuni tabaccai, via webcam o tramite le app dei gestori.
La spinta data dal Covid allo SPID è stata importante perché ha fatto scoprire a molte persone l’utilità di accedere ai servizi online della pubblica amministrazione e di privati saltando code, telefonate, email. Oltre al vantaggio di avere i propri documenti sempre disponibili online e protetti.
Siamo stati i primi in Europa a realizzare un’applicazione per tracciare i contatti dei contagiati e rallentare la diffusione del virus usando lo smartphone. L’app si chiama Immuni.
Purtroppo, la diffidenza degli italiani, le scelte differenti delle Regioni e le difficoltà o la mancanza di volontà di inserire i dati da parte dei medici e delle istituzioni sanitarie l’hanno resa inutile.
Oggi Immuni è rinata perché è stata la prima app con cui scaricare il “green pass” che serve per accedere a eventi, strutture e luoghi pubblici in Italia, oltre a facilitare gli spostamenti in Europa.
L’altra app con cui scaricare e gestire Certificazione verde COVID-19 è Io, appena uscita e ancora in fase sperimentale. Per accedervi ci vuole SPID e permette ai cittadini di gestire direttamente dal proprio smartphone i rapporti con la Pubblica Amministrazione e l’accesso ai servizi pubblici.
L’impulso a usare nuove tecnologie sarà una delle poche eredità positive che ci lascerà il Covid, insieme a una nuova consapevolezza sull’importanza dei rapporti umani.
Non rinunceremo ai vantaggi che abbiamo sperimentato e la nostra vita non sarà come prima. A noi farla diventare migliore.