Omicron sta attaccando i bambini meno protetti, quelli sotto i cinque anni. Ora dobbiamo pensare a loro, soprattutto ai più fragili.
Martina ha 4 anni, è molto curiosa e le piace cantare e ballare. Gioca instancabile come tutti i bambini, ma prende il raffreddore a ogni colpo di vento. Purtroppo è facile che il raffreddore diventi polmonite.
C’è un virus particolarmente cattivo che colpisce le vie respiratorie dei neonati e dei bambini.
Si chiama virus sinciziale e nello scorso ottobre ha colpito talmente tanti bambini da meritarsi il titolo di “Covid dei bambini”. Sono stati infatti migliaia i piccoli e piccolissimi finiti in ospedale e se n’è parlato molto anche perché fra i ricoverati c’era la piccola Vittoria di 7 mesi, figlia della coppia “Ferragnez”.
Negli stessi giorni e nello stesso ospedale era ricoverata anche Martina, con una polmonite che l’ha costretta a otto giorni di ossigeno e a una cura pesante. La polmonite è guarita, ma i medici hanno detto con chiarezza che bisogna assolutamente proteggerla dal rischio di prendersi il Covid. Ecco, Martina è una di quelle persone “fragili” che deve essere difesa dal virus e questo per lei significa non andare a scuola, non vedere altri bambini e avere intorno persone “sicure”.
Di situazioni simili, e anche più gravi, ce ne sono molte e sebbene i casi generali di contagio e di malattia in Italia siano in calo e si parli di uscita dall’emergenza, non diminuiscono le preoccupazioni di chi ha bambini sotto i 5 anni. Ci sono però motivi per essere, come si dice, moderatamente ottimisti.
Si è sempre scritto che i bambini erano meno colpiti dal virus e questo è stato vero fino all’arrivo della variante Omicron. Da novembre abbiamo infatti visto una crescita della percentuale dei casi pediatrici anche nei più piccoli. Il picco è stato raggiunto a gennaio, quando l’incidenza settimanale dei casi tra i bambini con meno di 9 anni è salito al 3,4%, superando quelli dei ragazzi fra i 10 e i 19 anni arrivati al 2,3%.
Oggi le infezioni sono causate dalla variante Omicron, che colpisce maggiormente i bambini rispetto a Delta, per due motivi: perché è più contagiosa e rapida e perché i bambini sotto i cinque anni non sono vaccinati.
Una ricerca dell’Università del Delaware (ancora in fase di verifica), presentata il 13 gennaio, ci dice però che la variante Omicron, pur essendo più contagiosa, ha sui bambini effetti più lievi rispetto a Delta. È stata infatti calcolata una riduzione del 70% di ricoveri, terapie intensive e ricorso alla respirazione assistita rispetto ai bambini che hanno contratto la variante Delta.
Fra i bambini sotto i 5 anni contagiati da Omicron, circa l’1% è stato ricoverato, mentre la percentuale con Delta è del 3%.
L'Associazione degli ospedali pediatrici italiani ha fatto una rilevazione della situazione il 10 gennaio, evidenziando che i ricoverati fra 0-4 anni avevano superato quelli fra 5-18 anni. La vaccinazione ha fatto la differenza.
Fra i dati emersi c’è da segnalare è che Il 69% dei ricoveri in area intensiva dei piccoli fino a 4 anni riguarda bambini che hanno genitori non vaccinati.
In un mese però la tendenza sembra essersi invertita. La rilevazione fatta il 7 febbraio mostra una diminuzione dei ricoverati, scesi in una settimana dai 210 ai 188, di cui solo 13 in terapia intensiva. Anche fra i bambini da zero a 4 anni c’è stato un calo: da 134 a 96 casi.
E questa è una buona notizia!
I dati dimostrano che nei giovani e nei bambini la vaccinazione funziona bene. Restano purtroppo ancora scoperti i piccoli sotto i 5 anni, ma ancora per poco.
Gli studi e le verifiche di un vaccino efficace - e soprattutto sicuro - sono in stato avanzato e alcune case farmaceutiche hanno già chiesto le autorizzazioni alla Food and Drug administration (Fda) americana. Fra queste c’è Pfizer che ha dichiarato che il vaccino funziona bene, anche se sta studiando perché ci sia una risposta immunitaria migliore nei bambini fa sei mesi e due anni, che non in quelli fra 2 e 4 anni.
Il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, Franco Locatelli, ha dichiarato che il vaccino potrebbe arrivare in primavera e che anche in questo caso saranno previste due dosi e ci sarà un dosaggio "ulteriormente ridotto" rispetto a quello che viene proposto per i bambini tra i 5 e gli 11 anni.
Restano ovviamente le resistenze e i dubbi comprensibili di molti genitori. Fra le paure più diffuse c'è quella degli effetti indesiderati del vaccino, soprattutto su pazienti così piccoli.
Su questo tema però c’è un dato importante riportato da un articolo della Stampa del 10 gennaio: il rischio di finire in ospedale per il Covid è 17 volte maggiore di quello di avere reazioni serie con il vaccino. Si tratta di scegliere.
In tutte le cifre che ci arrivano da giornali e TV lo zero non c’è mai e questo di certo non è rassicurante. Ma stiamo combattendo con un virus che può fare molto male e bisogna quindi cercare di essere realisti e concreti finché non lo ridurremo a uno dei tanti virus con cui conviviamo da sempre.
Intanto, per i genitori di Martina, il vaccino sarà di certo un modo per guardare al futuro con maggiore serenità e per Martina vorrà dire poter vedere altre persone fuori dalla famiglia e poter giocare con altri bambini. In altre parole, poter tornare alla normalità dell’infanzia.