La scuola in presenza è una priorità assoluta per il Governo: in questi termini si è espresso il Presidente del Consiglio Mario Draghi durante la conferenza stampa dello scorso 2 settembre, nella quale il Governo ha inteso fare il punto sulla situazione della pandemia e sulle misure messe in atto per affrontare i prossimi mesi. La riapertura delle scuole di ogni ordine e grado rappresenta uno dei temi più caldi del momento: a settembre tornano infatti sui banchi oltre 8 milioni di studenti e studentesse, dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di secondo grado.
I primi ad inaugurare l’anno scolastico sono stati gli alunni altoatesini, il 6 settembre, mentre in Puglia i cancelli riapriranno solo il 20 settembre. Ma se da un lato la politica sembra voler scongiurare a tutti i costi il rischio di un nuovo anno in Dad (soprattutto alla luce di notizie poco confortanti di vari osservatori che riguardano le maggiori difficoltà nell’apprendimento dei ragazzi, l’accresciuto rischio di dispersione scolastica e il gap relativo alle dotazioni tecnologiche a disposizione delle famiglie), dall’altro non tutti i nodi sono stati pienamente sciolti.
Cerchiamo dunque di capire quali sono le direttive ufficiali per il ritorno a scuola dei nostri figli.
Anche nel prossimo anno scolastico i test rappresenteranno uno degli strumenti fondamentali per tenere sotto controllo l’andamento dell’epidemia negli istituti scolastici. Il tampone naso-faringeo continua ad essere lo strumento più utilizzato, ma si affaccia come opzione anche quella dei test salivari, che secondo le ultime evidenze mostrano elevata sensibilità, e per la loro facilità di utilizzo e le loro caratteristiche di minore invasività potrebbero dunque affiancare i tamponi tradizionali.
In collaborazione con le Regioni è stato predisposto un Piano di monitoraggio della circolazione di Sars-CoV-2 destinato alla scuola primaria e secondaria di primo grado per sorvegliare, attraverso una rete di “scuole sentinella” la diffusione del virus in ambito scolastico. Il piano prevede test molecolari salivari condotti su base volontaria su alunni dai 6 ai 14 anni appartenenti a scuole che saranno individuate dalle autorità sanitarie regionali in collaborazione con gli uffici scolastici: la campagna coinvolgerà circa 55mila studenti ogni 15 giorni.
E in caso di presenza in classe di un positivo? Ad oggi, oltre all’isolamento del singolo si attiverà la procedura di contact tracing per risalire ai contatti stretti. Una differenza riguarderà i vaccinati che, in caso di contatto stretto con un positivo, vedranno ridotta la quarantena precauzionale a 7 giorni a patto di esito negativo del tampone alla scadenza di tale termine. La quarantena obbligatoria, con le medesime modalità, vale anche per i familiari del positivo.
Sono incoraggianti i dati relativi alla somministrazione vaccinale sugli operatori scolastici, che dal 1° settembre sono tenuti a presentare il Green pass: ad oggi solo il 13% circa, corrispondente a circa 180mila persone, non ha ancora ricevuto nessuna dose. Le differenze sono però marcate a livello regionale: Sicilia, Sardegna e Calabria – rispettivamente con il 54,49, il 67,07 e il 67,17% con ciclo vaccinale completo – sono le regioni con il più basso numero di immunizzazioni del personale scolastico, mentre si posizionano ai primi posti Friuli Venezia Giulia e Campania. Diversi sono i dati forniti da Cisl Scuola, che ritiene che il numero dei non vaccinati sia sotto i 100mila, scorporando dal dato le persone guarite dal Covid, i soggetti esentati e i precari.
Per quanto riguarda gli studenti e le studentesse di età pari o superiore a 12 anni, risulta completamente immunizzato oltre il 50% della fascia 16-19 anni e il 20,68% dei 12-15enni. Hanno ricevuto la prima dose (o la dose unica) il 71,44% dei 16-19enni e il 46,82% dei 12-15enni. Se gli studenti e le studentesse di ogni ordine e grado fino alle scuole superiori non sono tenute ad esibire il Green pass, l’obbligo riguarda invece l’intera popolazione universitaria per l’accesso alle aule e alle biblioteche.
Sulle mascherine in classe si susseguono nelle ultime settimane i commenti e le proposte più varie: il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi aveva suggerito la possibilità di abbassare le mascherine in classi di alunni tutti vaccinati, una proposta che, criticata da più parti, pare definitivamente tramontata. Le linee guida in corso di elaborazione paiono andare nella direzione della massima cautela: mascherina anche in posizione statica, anche se in quel caso si potrà sostituire con una di stoffa, più sopportabile soprattutto per i lunghi periodi.
Anche per i più piccoli le regole sono le medesime, nonostante la sentenza 934/2021 del Tar del Lazio che dichiarava illegittima la misura del DPCM del 14 gennaio 2021 che prevede l’obbligo a indossare le mascherine anche al banco dai 6 anni. Nonostante la vittoria dei ricorrenti e le raccomandazioni dello stesso CTS che proponeva la possibilità di abbassare le mascherine in condizioni di staticità e con il corretto distanziamento, il Ministero ha nuovamente optato per il loro uso, anche per i più piccoli.
Insomma, alla vigilia del nuovo anno scolastico si fa pressante la necessità di bilanciare le garanzie di sicurezza di studenti e operatori scolastici e le altrettanto importanti necessità educative e sociali della scuola. Se la comparsa delle varianti rappresenta una sfida, l’esperienza acquisita nei mesi passati da un lato e l’avanzamento della campagna vaccinale consentono, vogliamo sperarlo, di guardare al futuro dei nostri figli con più ottimismo.