22 aprile 2022
I dati della pandemia da Covid elaborati dal 2020 a oggi dal Sistema di sorveglianza integrata spiegano cosa ci è successo.
A distanza di due anni dai primi casi di Covid-19 in Italia, si fanno i conti con i numeri raccolti da varie istituzioni. In particolare è stato pubblicato a marzo il Rapporto prodotto congiuntamente dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) e dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss).
I dati raccolti e analizzati dal Sistema di sorveglianza integrata fra gennaio 2020 e gennaio 2022 raccontano come si è evoluta l’epidemia e come è valutato il tasso di mortalità da Covid-19.
Associare un valore al rischio di morte per Covid non è semplice se non si conosce il numero di persone contagiate. Nei primi sei mesi della pandemia i dati delle Regioni parlavano di 245mila contagiati, mentre si stima che con gli asintomatici e i non dichiarati fossero un milione e mezzo.
Calcolando i decessi sui numeri forniti dalle Regioni avremmo una letalità pari a quasi il 14%, mentre utilizzando i dati dell’indagine scenderemmo al 2,3%.
In realtà il rischio di morire a causa del COVID-19 si basa su due probabilità: quella di contagiarci e quella di morire una volta che ci siamo infettati. Considerando questo doppio prodotto si può dire, anche se con approssimazione, che la probabilità di infettarsi e di morire di SARS-CoV-2 è pari allo 0,2%.
Il dato – 200 decessi ogni 100mila abitanti - è quindi inferiore a quello inizialmente stimato, ma si colloca comunque al terzo posto fra i rischi di decesso dopo le malattie del sistema circolatorio (370 su 100mila) e i tumori (303 ogni 100mila) secondo i dati forniti dall’analisi comparata dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute.
Il tasso di mortalità per Covid cresce ovviamente fra gli anziani: l’età media dei pazienti positivi a SARSCoV2 deceduti è infatti 80 anni.
Lo Studio ISTAT-ISS ha confrontato i decessi avvenuti nel periodo 2015-2019 e quelli fra il 2020 e il 2022. Paragonando le medie si evidenzia quello che viene chiamato “eccesso di mortalità”, un indicatore che permette di misurare l'impatto sia diretto che indiretto della pandemia. L’eccesso di mortalità nei due anni presi in considerazione è stato di 178 mila decessi.
Nel 2020 il totale dei decessi (per tutte le cause anche non mediche) è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra (15,6% in più rispetto alla media 2015-2019)
Nel 2021 il totale è calato cala, anche se è rimasto su livelli molto alti (+9,8% rispetto alla media).
Con il progredire della campagna di vaccinazione, partita all’inizio del 2021, la mortalità è significativamente diminuita a partire da maggio: l’82% circa dei decessi di tutto il 2021 è infatti avvenuto nel primo quadrimestre. In particolare, si è molto ridotta la mortalità da Covid-19 negli over 80, che alla fine del 2021 avevano una copertura vaccinale pari a circa il 95%.
Altro dato interessante riguarda Omicron. Dall’inizio dell’epidemia sono stati segnalati al Sistema di Sorveglianza Integrato 10.953.342 casi di COVID-19 (al 9/2/2022), di questi oltre 4,5 milioni di casi sono stati diagnosticati nel solo mese di gennaio 2022 (il 42%) dimostrando l’elevatissima trasmissibilità della variante che ha preso il sopravvento su Delta.
Analizzando il contesto europeo, nel 2021 l’andamento dell'eccesso di mortalità nella Ue ha raggiunto un picco del 21,0% ad aprile, quindi è sceso al 10,6% a maggio e ha raggiunto il minimo del 5,6% a luglio. In autunno si è osservato un nuovo rialzo e l’eccesso di mortalità ha raggiunto il 17,7% a ottobre e il 26,5% a novembre 2021 (dati Eurostat).
Rispetto alla media europea, l’Italia ha registrato un eccesso di mortalità più elevato nel mese di novembre 2020 e marzo 2021. A partire da luglio 2021 l’eccesso di mortalità nel nostro Paese è sceso ben al di sotto della media Ue.
L’Istituto Superiore di Sanità ha inoltre calcolato che la vaccinazione ha permesso di evitare in Italia circa 8 milioni di casi, oltre 500.000 ospedalizzazioni, oltre 55.000 ricoveri in terapia intensiva e circa 150.000 decessi.
La pandemia non è terminata, ma ora abbiamo molti dati per comprenderla meglio e per difenderci. I test sono stati lo strumento fondamentale per identificare le persone positive e seguire il corso del contagio. È infatti con i test che abbiamo individuato i 15,5 milioni di contagiati in Italia limitando la possibilità di diffusione.
Chi desidera seguire l’andamento dei dati, oltre ai rapporti citati, consigliamo la “dashboard” interattiva della Protezione Civile.