La pandemia e il lockdown hanno provocato negli adolescenti un aumento del malessere mentale che deve essere compreso e affrontato con urgenza.
Chissà perché quando si diventa adulti si fatica a ricordare come ci si sentiva quando si era adolescenti.
Gli adolescenti di oggi non sono molto diversi da quelli di ieri e dell’atro ieri.
Sono in mezzo al guado che separa l’infanzia dall’età adulta: i loro corpi cambiano e non sanno più chi sono, gli amici diventano fondamentali e i genitori un intralcio, le emozioni scoppiano e scoprono la sessualità. Tutto è in evoluzione. Si prova, si cerca una strada, si sbaglia, si soffre.
Gli adolescenti dicono che con il Covid hanno perso due anni di vita e c’è chi non li capisce.
Marco e Anna sono alle superiori, stanno insieme ma per mesi sono stati lontani, non sono andati ai concerti, né a ballare, non hanno mangiato insieme e non si sono potuti baciare. Anna non ha suonato con la sua band e Marco non ha giocato con la sua squadra. Le feste di compleanno si sono spostate su zoom, ma a casa non si può bere né fumare. L’odore e il rumore della scuola non si sentono in DAD e la linea cade e il prof non sa usare il computer.
E tutto questo mentre già, per fisiologica normalità, gli sbalzi d’umore, l’ansia e le paure sono all’ordine del giorno.
Sono stati fatti numerosi studi sulla condizione psicologica degli adolescenti in relazione al Covid, studi che hanno portato alla luce il problema e spinto il governo a pensare a possibili soluzioni. Intanto i giovani occupano le scuole, fanno manifestazioni e cercano di farsi ascoltare da chi ha dimenticato cosa voglia dire essere adolescenti e quindi vulnerabili.
L’analisi di diversi studi fatti su 80.879 giovani americani, pubblicata recentemente sul Journal of the American Medical Association, dimostra che i casi di depressione nei due anni di Covid sono raddoppiati. Oggi un adolescente su quattro ha sintomi di depressione e uno su cinque ha segni di un disturbo d'ansia. Problemi che si ripercuoteranno sulla crescita e sulla loro salute futura.
L’Italia segue un trend simile e sono molti i ragazzi in crisi che chiedono aiuto, ma i servizi di supporto psicologico e quelli di psichiatria degli ospedali non riescono a rispondere alle richieste.
Lo psichiatra Claudio Mencacci spiega che "Con la pandemia un'allarmante percentuale di giovanissimi sta manifestando i segni di un disagio mentale. Molti possono avere sintomi che poi si risolvono, ma tanti stanno mostrando di non riuscire a uscirne: per loro la pandemia è stata una sorta di “catalizzatore”, un evento che li ha portati su una traiettoria di malessere. Tutti devono essere intercettati e aiutati a uscire dalla depressione".
Il rapporto Covid-19 e adolescenza dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza esordisce con una dichiarazione importante: “Le regole sociali che si è chiesto agli adolescenti di seguire sono del tutto in contrasto con le spinte naturali di questa fase del ciclo di vita. I più giovani hanno risentito notevolmente del cambiamento delle proprie abitudini e routine, privati dei loro spazi educativi e scolastici, così come di quelli ricreativi e sportivi. […] Il disorientamento, e la fatica, che ciò ha prodotto nelle ragazze e nei ragazzi è stato ampiamente sottovalutato, quando non riconosciuto per nulla, a tutti i livelli”.
La pandemia e il lockdown hanno anche provocato la crescita dei casi di disturbi del comportamento alimentare (DCA). Anoressia, bulimia e binge eating (alimentazione incontrollata) erano già un problema fra gli adolescenti, ma nell'ultimo anno la situazione è peggiorata: le richieste di intervento sono quasi raddoppiate, mentre l'età dei pazienti è scesa dai 15-16 anni prima del Covid, a 12 anni. Gli adolescenti che soffrono di questi disturbi in Italia sono oltre 2 milioni e hanno assoluto bisogno di essere individuati e aiutati.
L’organizzazione Save the Children nel rapporto “Riscriviamo il futuro - Dove sono gli adolescenti?” ha evidenziato le conseguenze del Covid sulla scuola.
Quattro studenti su dieci hanno dichiarato di avere avuto problemi di concentrazione e difficoltà a studiare, e sono numerosi i ragazzi che hanno smesso di seguire le lezioni in DAD.
I ragazzi hanno detto di aver provato stanchezza, preoccupazione, ansia, attacchi di panico e disturbi del sonno. Uno su due ha dichiarato di aver sprecato un pezzo di vita.
Ne parlano con la famiglia e gli amici, ma uno su cinque non ne parla con nessuno.
Per quasi 6 studenti su 10 (59%) la propria capacità di socializzare ha subito ripercussioni negative, anche a causa del proprio umore/stato d’animo (57%).
Più della metà (52%) sostiene che le amicizie siano state messe alla prova e che tra le maggiori “privazioni” c’è quella di non aver potuto vivere esperienze sentimentali importanti per la propria età (63%).
C’è stato poi il problema dell’aumento del tempo passato davanti ai diversi schermi, che ha provocato un cambiamento delle abitudini, fino all’autoreclusione, e vari fastidi fisici: mal di testa, nausea, problemi agli occhi.
Valentina Calcaterra, coordinatrice del gruppo di psicoterapeuti del Porto di Telemaco, racconta che circa il 40% dei 96 ragazzi seguiti, si sono chiusi nelle loro camere rifiutandosi di uscire. “Dopo il lockdown, la casa è rimasta un rifugio, da cui è difficile riemergere”.
Sono aumentati anche gli episodi di autolesionismo perché “i ragazzi sentono una rabbia che si rivolge prevalentemente verso il proprio corpo, che diventa il teatro dove mettere in scena la propria sofferenza: il corpo tagliato, il corpo che rifiuta il cibo”.
Matteo Lancini, presidente della Fondazione Minotauro, ha dichiarato in un’intervista del 24 febbraio che "Sembra esserci un’assenza di prospettive future, che è uno degli aspetti più preoccupanti che riguarda gli adolescenti, ancora prima della pandemia".
Questo porta alcuni a esprimere il loro disagio attaccando il proprio corpo e altri a rivolgere la violenza verso l’esterno. Si spiegano così il bullismo, le risse, i ferimenti per motivi futili.
Per chi volesse ulteriormente approfondire il tema del malessere degli adolescenti segnaliamo il recente studio Gli adolescenti: conseguenze psicologiche a causa del Covid-19 realizzato per la fondazione onlus Soleterre.
Tutti i dati delle numerose ricerche fatte sull’argomento fanno dire che - come dichiarato durante la Winter School 2022 di Motore Sanità - “Il settore della salute mentale necessita di una nuova e maggiore attenzione da parte delle istituzioni: le risorse impegnate in Italia non superano infatti il 3,5% della spesa sanitaria, mentre la Gran Bretagna ne destina il 9,5% la Svezia il 10% e la Germania l’11,3%”.
È bene però dire che, anche se tutti i ragazzi hanno sperimentato momenti di malessere, la maggior parte è riuscita a vivere questi due anni trovando energie e creatività per continuare a studiare e a coltivare le proprie relazioni.
Molti hanno dichiarato che essere obbligati a vivere in un mondo di incontri solo virtuali ha fatto loro riscoprire il valore della relazione “dal vivo” con i coetanei. E così hanno cercato di incontrarsi, magari contravvenendo alle regole, come è ovvio nell’adolescenza, subendo l’accusa di essere responsabili della diffusione del virus.
L’adolescenza, con il suo senso di onnipotenza, i suoi sogni e la sua forza creativa è indispensabile per l’evoluzione della società. Per questo i ragazzi e le ragazze devono essere compresi e aiutati. Specialmente in periodi come questi, di pandemia e purtroppo anche di guerra.